:: Tradizionale ::
(pubblicato il 19/11/2008)
Non ho mai compreso fino in fondo il suffisso <tradizionale> che accompagna e definisce la pratica del karate o di altre discipline marziali.
Non intendo fare una disquisizione su cosa si intende per tradizionale, sarebbe una sorta di polemica poco costruttiva, trovo invece spunto per una serie di riflessioni sulle nostre credenze, sulle nostre strutture mentali che invece hanno un riflesso oggettivo sul combattimento e sulla pratica in generale.
Fin dai tempi della scuola, impariamo a studiare concetti altrui per provare a scriverli con parole nostre, è così anche per le arti marziali, molti continuano per tutta la vita a cercare di indossare abiti disegnati per altri modelli di persone.
Questo è a mio parere, valido fino ad un certo punto del cammino, poi dovrei ribaltare il metodo e scrivere invece, concetti miei con parole altrui.
Qualche anno fa pubblicai un’ articolo intitolato <Smitizzare i miti>, ho massimo rispetto verso un percorso, verso chi ha messo i presupposti per camminarci sopra, non credo però nella cieca sudditanza, nell’ottuso credere perché così sta scritto.
Penso che raggiunto un necessario livello di conoscenza, gli insegnamenti di altri, i libri che hanno scritto, dovrebbero servire da strumento di comparazione del nostro ingegno e del nostro spirito con quello altrui.
Esprimere se stessi , consapevoli della possibilità di essere travisati, perché chi esce dal gruppo , conquista una individualità che lo rende a vari gradi, alieno, incomprensibile, strano.
Credo che in questo modo, il karate possa tornare al messaggio quasi originale, dove la pratica era sempre in mutamento, mai rigida, sempre in evoluzione per il semplice motivo che per <Tradizione> si cercavano esperienze ed insegnamenti diversi da diverse scuole di pensiero, per trovare la propria, personale ed efficace strada.
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