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:: costruire qualità reali ::

(pubblicato il 04/05/2008)

 

Il nocciolo essenziale delle arti marziali, appare sempre come anomalo e poco spettacolare.
Essenziali suggerimenti che racchiudono interi sistemi.
In quest’ultimo periodo il lavoro che propongo è perlopiù incentrato a sviluppare sensibilità, al fine di costruire una memoria che consenta di muoversi ed agire senza dover pensare al cosa ed al come fare.
Non esiste combattimento credibile, fra due avversari lontani fra loro; e quando la distanza si annulla, niente può essere codificato, tutto viene affidato alla sensibilità e all’abilità del praticante.
Non ci si può affidare alla casualità, e nemmeno cercare di anticipare i movimenti di chi attacca. L’idea è quella di cercare gli spazi vuoti dell’avversario e riempirli, ovvero colpire dove viene a mancare la guardia.
In questa situazione, non posso avere la mente piena di schemi convenzionali; l’idea della difesa è molto relativa e attacco e il controllo divengono simultanei in un turbine di movimenti concitati e imprevedibili.
Personalmente trovo affascinante pensare ad ogni articolazione e relativo adattamento, guidata da una propria intelligenza, permettendo così a tutti gli arti di essere fra loro indipendenti e nello stesso tempo avere la capacità di coordinarsi in assoluta simultaneità.
Solo provando si può capire, altrimenti le righe sopra, appaiono concetti fumosi ed inapplicabili.
Perdonate la banalità dell’esempio, ma è come se avessimo cento cervelli ognuno preposto per la sua zona, che sono interconnessi fra loro, ma non subiscono frequenze di disturbo. E su queste frequenze di disturbo ci sarebbe da scrivere una collana di libri. Ultimamente ho visto praticanti che gestiscono controllo-calcio-pugno nello stesso istante con un effetto simile ad un Uzi. Ma la cosa interessante è l’assoluta fluidità dell’azione, che aumenta se lo sguardo si disinteressa della situazione. Nasce una sorta di attenzione di insieme, di sensibilità non solo motoria, di vedere ciò che è ancora celato e di ignorare ciò che pur manifestato non è importante.
Un lavoro magnifico, ma che ha assoluto ed oggettivo bisogno di un’impalcatura di memoria motoria e di libertà mentale, agire senza pensare, adattarsi spontaneamente per il semplice motivo dell’ascoltare, investire sulla perdita. Una volta acquisito, è un lavoro che non necessita di ore di fatica e sudore, ma che in partenza ha bisogno di pratica, pratica e ancora pratica. Il pilota migliore è quello che è un tutt’uno con il suo mezzo, ma per fondersi ha dovuto macinare km su km.
E per raggiungere qualità come la morbidezza e la sensibilità (non finalizzate al solo combattimento), ho bisogno di esercitarmi con pazienza,seriamente e con metodo. Per esercitarmi ho bisogno di esercizi; e non sempre essi mi portano in un attimo a quello che è il mio scopo. Sono solo esercizi che creano i presupposti per fare centro. Il volere che tutto abbia un profitto immediato, che possa essere immediatamente applicato, che risponda alle nostre aspettative o alla nostra comprensione, è l’ostacolo più grande per l’evoluzione di qualsiasi cosa. Cerca un’insegnante di cui aver fiducia, lavora seriamente e razionalizza il meno che puoi, dai l’impegno che puoi senza aspettarti nulla in cambio, e il risultato arriva; è il potere del dare; più dai (in impegno, in sincerità, in serietà) e lasci che tutto finisca lì, più avrai.

 

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