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:: conoscere sè stessi ::

(pubblicato il 13/11/2005)

 

Se dovessi ringraziare per qualche cosa di importante ricevuto nella vita, sarei grato per avere avuto la fortuna di incontrare persone speciali che mi hanno fatto osservare, quanto il mondo esteriore sia diverso dalla mia personale concezione, anzi esso risulta una proiezione del mio mondo interiore altrettanto offuscato.
È ovvio che in queste condizioni, si vive in modo più o meno consapevole una vita assai complicata. In questa società trasformiamo la complessità del pensiero in una virtù, e questo è il motivo della nostra instabilità.
Come potrebbe un uomo così diviso, a sopravvivere ad un ipotetico combattimento per la vita? Riuscirebbe a salvarsi agendo in funzione di quello che in quel momento ha fatto il suo aggressore?
Oggi le cosiddette arti marziali moderne sono ritualizzate, pertanto in uno scontro rituale fra combattenti più o meno addormentati è sufficiente essere aggressivi o evitare tali situazioni.
Quando le Arti Marziali erano tali, non si studiava per aggiungere qualità che dovevano migliorarci.
All’inizio si imparavano nuove tecniche, nuove conoscenze, poi una volta costruita la struttura di base, si lavorava per rimuovere i blocchi, per liberarsi da ciò che era di troppo, per permettere a corpo e spirito di fluire liberi, per poter fare quel che occorre,quando occorre.
Una sorta di lavoro di scavo dentro noi stessi, per ritrovare quello che è sempre stato lì, ma che è stato sostituito da ruoli e maschere con cui ci siamo identificati. Conoscere noi stessi, la nostra vera essenza. È per questo che per quanto riguarda il progresso nel karate marziale, è indispensabile evitare nella vita quotidiana alcuni comportamenti che mantengono questo stato di mezzo sonno; è il motivo dell’esistenza dei vari Dojo Kun.
È necessaria una distinzione fra l’ego che ci permette di affermarci e rappresenta un po’ la nostra essenza, e l’altro ego rappresentato dalla nostra personalità, che è la maschera con cui ci presentiamo ogni giorno alla vita. Se quest’ultimo guida la nostra quotidianità, al punto che ne siamo addirittura fieri, la nostra essenza non avrà mai libero arbitrio, poichè esso esiste solo per soddisfare i suoi bisogni. Un uomo che non prende coscienza di ciò non potrà mai progredire in un karate che tenda a qualche cosa di assai più interessante della sola pratica sportiva.
Il karate non sarà mai uno sport che possa competere con le altre discipline motorie, è stato e continua ad essere modificato per allinearsi al vivere della nostra società e diventare così un prodotto vendibile; ma non può funzionare, semplicemente perché non è nato per essere uno sport. Spogliato del contenuto di queste riflessioni ha semplicemente perduto la sua essenza, proprio come accade a noi fino al momento in cui si diventa più consapevoli, e si sente la necessità di essere più veri.

 

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