:: Una preziosa testimonianza. ::
(pubblicato il 25/06/2004)
UN VIAGGIO ALLA RICERCA DELLE ARTI MARZIALI NEL GIAPPONE ODIERNO del dott. Dalibor Janousek (pubblicato nel giornalino della Scuola di Arti marziali Makoto di Trieste).
È una tiepida mattina giapponese, non è ancora terminata la stagione di fioritura dei ciliegi e ne vediamo molti dalla Expressway n. 5 che percorriamo in autobus, quando piega a sinistra e diventa tangente alla parte nord dei giardini del Palazzo Imperiale.
La nostra indispensabile guida a Tokyo, signora Kumiko Joyama, sta spiegando a Marinella che al Palazzo si può accedere solo due volte all'anno: per capodanno e per il compleanno dell'Imperatore, che è a fine dicembre. Io sono già distratto ed emozionato dall'apparizione del Nippon Budokan, tempio delle Arti Marziali costruito per accogliere le gare di Judo durante le olimpiadi del 1964.
La struttura è ottagonale ed il tetto ricorda la testa di un lottatore di Sumo e subito chiedo delle gare e manifestazioni che vi si tengono, ma la cortese Kumiko mi guarda perplessa. "Arti Marziali al Budokan?
non so, non ricordo, però vi si tengono molte manifestazioni sportive e molti concerti rock. Uno dei più famosi è stato quello dei Beatles nel 1966. Ma come? "Dove si praticano allora le Arti Marziali a Tokyo?" chiedo sconcertato. "Dov'è la sede della Japan Karate Association?", "Non era il Maestro Funakoshi che aveva portato
il Karate nelle scuole? Kumiko appare spaventata davanti a questo "gai-jin" che fa molte domande, ma, con gentile fermezza risponde che non vi sono corsi di Arti Marziali nelle scuole e che i giovani che le praticano sono pochi perché devono studiare molto, costretti all'impegno da un competitivo sistema scolastico e da ben quattro complessi sistemi di scrittura. Sì, certo, c.è il Kokugikan che è il principale stadio di Sumo del Paese. Per definire questo sport, inventato 2000 anni fa e basato su complessi rituali legati allo Scintoismo, i puristi preferiscono usare il termine Kokugi.
Ma, mi spiega Kumiko, non è più come una volta, oggi vi sono delle concessioni anche nell'austero mondo del Sumo: gli atleti si abbandonano a dosate manifestazioni di gioia se vincono e di stizza se perdono, cosa che qualche anno fa era giudicata estremamente
sconveniente! Per il resto le Arti Marziali sono praticamente prive di alcun interesse nella vita quotidiana della gente. Sono giudicate troppo violente dal mite Popolo Giapponese, che non ha servizio di leva obbligatorio già dal dopoguerra e che gode di uno dei più bassi tassi di criminalità al mondo. Le Arti Marziali sono state soppiantate
nella pratica comune da una miriade di altri sport, dal golf prima di tutto, che struttura anche un.immagine di appartenenza ad un certo ceto sociale, seguito da wrestling, baseball, pallavolo, calcio.
Vivono ancora forse nascoste in piccole palestre di periferia o forse qualcosa di più è rimasta ad Okinawa. Mi appare comunque evidente che questo argomento non è di primaria importanza negli interessi o nelle competenze di Kumiko, così le spiego le ragioni del mio interesse e mi qualifico come praticante di Karate.
Non ancora perfettamente adeguato alla mentalità giapponese, la prego di reperire qualche informazione supplementare riguardo a negozi di materiale inerente al Karate, dove poter trovare libri, video, pubblicazioni in quanto sono abituato a portare da ogni viaggio tutto ciò che mi sembra utile ad incrementare la biblioteca del mio Dojo.
Mi guarda sospettosa ed intimidita, ma la sensazione è che abbia preso il mio desiderio come un ordine. Nel frattempo durante la passeggiata nella parte dei giardini Imperiali aperti al pubblico sento il tipico rumore dei colpi di Kendo; si, mi dice Kumiko, dietro ad un alto muro c.è il Dojo Imperiale, dove si allenano le Guardie Imperiali al Kendo e al Karate, ma non si può vedere.
Mi avvicino e l.alto muro si rivela di 1,80 m, dunque adatto a garantire l'invisibilità da sguardi giapponesi ma, per la mia statura, costituisce una ben precaria barriera! Riesco così a rubare qualche foto del Dojo Imperiale.
Sarà anche proibito, ma come resistere? Dentro si intravede appena un gruppo di persone che si stanno allenando, sentiamo voci, ordini e kiai nel silenzio che ci circonda. L'edificio si presenta all.esterno in legno antico, di architettura suggestiva.
Il giorno dopo l'effciente Kumiko si presenta con un plico di fotocopie delle pagine gialle e dell.elenco telefonico di Tokyo, comprendenti tutte le voci che hanno un minimo riferimento ai miei desideri. Scopro, nel corso della giornata, che ha mobilitato amici e conoscenti per sapere il possibile sulle Arti Marziali al punto che intervista continuamente i taxisti ed i poliziotti che incontriamo casualmente.
Saprò in seguito che ha già allertato la guida che avremo nei prossimi giorni a Kyoto, perché si prepari sull.argomento e su ciò che Kyoto può offrire Kumiko mi traduce con commovente pazienza gli elenchi telefonici, ma da questi risultano solo un paio di indirizzi di palestre dove si pratica lo stile Shotokan. Compaiono invece molti Dojo dove si pratica il Kyokushynkai, lo stile dai movimenti sciolti che porta misurati colpi a contatto e che più si avvicina al più evoluto Makotokai.
Mi viene riferito che, dalle informazioni reperite ha scoperto che lo stile Shotokan è ufficialmente considerato uno "stile meramente formale che serve solo a rafforzare lo "spirito" e pertanto non più adatto alla mentalità Giapponese, già pregna di forte modello educativo e senso del sociale. Invece il Kyokushyn è attualmente praticato dai poliziotti e dai pochi che necessitano della difesa personale in questo Paese senza
violenza. Mi viene ripetuto più e più volte che la gente in generale è completamente
disinteressata alle Arti Marziali.
Va bene, ma la tradizione dei Samurai? Ah si!, risponde illuminandosi Kumiko, che finalmente può parlare di qualcosa che esiste ancora regaliamo ai bambini maschi per la loro festa il 5 maggio, il copricapo dei Samurai, perché crescano forti, ma la stessa simbologia e funzione ce l'hanno i pesci carpa, che diventano grandissimi aquiloni, ed i draghi che qui, al contrario che in Cina, sputano acqua e non fuoco. L.acqua implica fortuna perché è prezioso strumento contro le devastazioni degli incendi, mentre il fuoco è considerato un grave pericolo per le antiche città giapponesi, costruite per la maggior parte in legno.
Però non abbiamo ancora trovato la Japan Karate Association, che non compare sugli elenchi telefonici di Tokyo.
Seguendo una Kumiko agguerrita abbiamo visitato con metodo un.incredibile quantità di librerie, senza dimenticarne, dal centro commerciale alle viuzze nascoste ma non è stato possibile reperire un solo video o libro di arti marziali. Quasi tutti i commessi sembravano piuttosto stupiti della bizzarra richiesta e giusti.cavano la totale assenza di materiale dicendo che si tratta di prodotti venduti solo nelle palestre o per corrispondenza e che non interessano al pubblico che fa scorpacciate di wrestling
o lotta di strada meglio se sotto forma di fumetto (dei quali c'erano espositori pieni..). Io cercavo di far capire a Kumiko la mia sorpresa, raccontandole come al Japan Center di Piccadilly a Londra io avessi trovato e comperato spesso materiale scelto tra forniti stand ricchi di pubblicazioni sulle Arti Marziali. Mi rendo così conto, nel passare dei giorni e delle ricerche che il materiale divulgativo sul Karate è solo un prodotto da esportazione, peraltro di rado scritto da giapponesi. Sono un po. deluso quando mi siedo
per cenare al tipico banco di cottura di un ristorante nel quartiere di Shinjuku di Tokyo, dove ci trattano come se fossimo ospiti speciali.
Il cuoco non giovane si dà da fare ed è orgoglioso di sfoggiare un po. di lingua Inglese così rara da queste parti. E. molto cortese, ma dopo un po. mi quali.co come karateka per chiedere se ne sa qualcosa. Lo sguardo diventa accigliato, sospettoso, poi chiede "are you a policeman?" "No non sono un poliziotto!". "Are you a yakuza man?" "No non sono un mafioso!" Poi se ne va e manda un altro cuoco più giovane
Insomma dove sono queste mitiche Arti Marziali? Non ne troverò traccia alcuna neppure durante la visita di Nagoya, città cantiere in grande fermento in attesa dell.Expo che si terrà il prossimo anno.
Arriviamo a Kyoto dove ci accoglie la signora Eriko Horigome, già informata sui miei interessi. Con piglio deciso e senso del dovere vuole riscattare gli scarsi esiti delle ricerche precedenti e ci porta al Budo Center, un antico centro di varie arti marziali
dove si fa anche Karate. Il centro consta di vari edifici. Il Dojo dove entro è una grande costruzione in legno, molto bella, spaziosa e con un.atmosfera raccolta nonostante la quantità di persone che ci sono dentro. E. in corso una gara di Kendo. Vengo accolto
con rispetto....e curiosità dopo che è stato notato il saluto che ho fatto prima di entrare. In breve divento "l'oggetto strano" e sono nelle macchine fotografiche di tutti.
Destano molta curiosità e sorrisi senza alcun imbarazzo sia la mia altezza sia i peli delle
mie braccia (loro sono glabri). La sensazione è che si interrompe tutto il programma delle gare se io continuo a rimanere lì! Così, dopo ulteriori convenevoli di saluto, ce ne andiamo a visitare i negozi là attorno, per la maggior parte specializzati in attrezzature
di Kendo. Di Karate neppure un volantino! Anche i commessi dei negozi di Kyoto mi dicono che non c'è diffusione del Karate: si pratica soprattutto Kendo e Judo perché il Karate è considerato troppo violento. Sempre nel quartiere del Budo Center c'è un
negozio di souvenirs, quattro piani colmi di carabattole per turisti dove, visto che turisti siamo, ficchiamo il naso in cerca di qualche regalino ed eccoli, esposti tranquillamente sugli scaffali del reparto biblioteca... ben tre libri in inglese di Karate Shyto Ryu,
ovviamente subito acquistati, più qualche altro libro dedicato a
discipline affini! Senza poi confessarlo alla guida che si sarebbe troppo dispiaciuta, la sera prima della partenza, in albergo, sono riuscito a rintracciare, sulle pagine gialle in lingua inglese per businnessmen, l.indirizzo della JKA! Japan Karate Association- headquarters 29 - 33 - 408 Sakuragaoka - Cho Shibuya-Ku 150-0031 Tokyo
(03) 5459-6226 www.karate.or.jp/jka
Ma, subito sotto, c'è l.indirizzo della Japan Karatedo Federation.
Che sia già in atto una scissione? Le Arti Marziali sembrano essere proprio solo un prodotto da esportare, di nessuna importanza locale.
Sono certo di poter dire che il mito e l.evoluzione delle Arti Marziali appartiene dunque solo a noi occidentali e che l'interesse per la divulgazione e per il progresso delle tecniche è ciò che ci distingue dai Giapponesi.
L'Europa e gli Stati Uniti sono oggi i detentori non solo delle più evolute tecniche, ma anche della tradizione nelle Arti Marziali. È ora che il testimone passi a chi è in grado di preservare ed innovare la tradizione e questi non sono di sicuro i Giapponesi.
Così, da un viaggio alla ricerca delle radici e dell'evoluzione del Karate in Giappone mi sento di poter affermare che è davvero giunta l' ora di praticare il Nostro Karate!
Per completezza segnalo anche l.indirizzo trovato per la pratica del
Kyokushin: Kyokushin kaikan, 38-1 Nishi Ikebukuro 2 Chome
Toshima Ku 171-0021 Tokyo, (03) 5992-9200.
Dalibor Janousek
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